La legge 150/2000 ha definito confini e finalità delle attività di comunicazione realizzate da un soggetto pubblico. Per la prima volta nel nostro sistema si riconosce alla comunicazione il carattere di risorsa prioritaria e strutturale, attraverso una distinzione decisa dalle altre attività amministrative. Il legislatore dimostra di aver capito esattamente quali siano i problemi e come deve essere regolamentata la materia.
Se il legislatore ha dimostrato lungimiranza, nella prassi operativa non di rado si sono manifestate difficoltà applicative. Difficoltà sempre di più messe in evidenza dall’evoluzione tecnologica intervenuta in questi ultimi due decenni e che solo in parte è stata recepita dalla parallela evoluzione normativa. Infatti, gli interventi legislativi del periodo (L. 190/2012, Dlg. 33-39/2013, L. 79/2017) hanno suggerito l’adozione di modelli organizzativi coerenti con il cambiamento indotto dalla trasformazione digitale da un lato, ma, dall’altro, si sono rilevati solo in parte organici fra di loro mettendo in evidenza la resistenza al cambiamento tipica delle organizzazioni complesse come la PA. Pertanto, nella concreta attuazione, le pratiche manageriali si sono manifestate in modo non uniforme in tutto il territorio nazionale, accentuando le differenze territoriali preesistenti.
L’obiettivo dell’incontro è quindi di avviare un dibattito sull’opportunità di adottare un nuovo paradigma nella comunicazione pubblica che, in modo organico, includa anche tutte le modalità di interazione dell’era digitale.
