Il settore “primario”, da tempo, non è più solamente un tradizionale settore economico: è un insieme di relazioni economiche, sociali e territoriali e per certi aspetti di stili di vita. È un settore che offre beni e servizi sempre più diversificati e lo fa relazionandosi in modo sempre più stretto con i consumatori e con gli altri comparti dell’economia; è un settore che, al di là della mera produzione, esprime più di altri presidio del territorio, multifunzionalità e servizi ecosistemici. Al settore è destinato il 40% del bilancio comunitario e questo suscita interrogativi nella pubblica opinione che non conosce fino in fondo l’ampiezza dei servizi che l’agricoltura offre.
Il tema dell’informazione non può quindi che assumere una valenza economica e di marketing, politica e di reputazione sociale. Ma è anche occasione per riflettere sulla capacità che l’informazione ha maturato nel trasmettere i contenuti scientifici e culturali che sostengono il settore su cui si regge la vita degli individui. Si parla troppo spesso di cibo, ignorando che dietro abbiamo ricerca scientifica, sperimentazione, innovazione per migliorarne la qualità e un’agricoltura sempre più attenta a preservare l’ambiente e a garantire servizi ecosistemici. E tutto questo senza dimenticare gli insegnamenti che provengono dalla tradizione.
Il settore primario è, in altri termini, un settore che affronta oggi, molto più di ieri, processi che sono innanzitutto di relazione economica e sociale, di contaminazione di linguaggi scientifici e divulgativi, di aperture innovative, tutti elementi propri del trasferire conoscenza, anche attraverso i moderni paradigmi digitali. Se si accetta questo assunto, appare allora evidente come oggi non sia più sufficiente informare – oppure divulgare – verso una utenza indistinta o più o meno conosciuta, ma sia più opportuno dialogare con i vari stakeholder, siano essi consumatori o operatori del
settore, per condividere dati, conoscenze, esperienze, e per aggregare comunità, social-network, gruppi di interesse.
Creare un dialogo tra tutti i “cosiddetti” portatori di interesse (produttori, trasformatori, distributori e consumatori), può sortire l’effetto virtuoso di dare più dignità all’agricoltura, anche quella di nicchia, e orientare le filiere alimentari sempre di più nella direzione di soddisfare la crescente domanda del consumatore per un’alimentazione sana, prodotta in modo sostenibile. E questo vale per l’intero sistema di relazioni del mondo agricolo: impresa, formazione e lavoro, business, università e ricerca, pubblica amministrazione, commercio e consumo, ristorazione e società ecc.
